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      Mentre il sindaco ragionava dei vantaggi dell'acqua, noi sperimentavamo quelli del vino. I vini generosi di Sant'Eusebio, spesso cantati dal mio Norberto, e quelli di Foresto, che pur dovrebbe cantare, diffondevano l'ilarità nel convito, talchè i severi quesiti di pubblica economia diedero luogo alle ingenue arguzie del parroco, allegro servo del Signore, che coll'assiduo suo intercalare quel che è, è, troncava ogni controversia, e ci invitava a toccare i bicchieri.
      - Come ti piace questo parroco? mi domandò Norberto.
      - Mi pare, rispos'io, che il versetto servite Domino in laetitia, e l'altro jugum suave est, siano scritti per lui.
      - Hai ragione, mi replicò egli. Se tutti i preti gli somigliassero, il cielo non ci perderebbe nulla, e la terra ci guadagnerebbe moltissimo. -
     
     
      IV.
     
      Bussoleno e Chianocco.
     
      Spesso in poveri alberghi e in picciol tetti,
      Nelle calamitadi e nei disagi,
      Meglio s'aggiungon d'amicizia i petti,
      Che fra ricchezze invidïose ed agiDelle piene d'insidie e di sospetti
      Corti regali e splendidi palagi,
      Ove la caritade è in tutto estinta,
      Nè si vede amicizia se non finta.
     
      Questa ottava dell'Ariosto un bel mattino mi suonò più che bella e soave in Bussoleno, paesello diviso dalla Dora, con vecchie mura merlate e case di stile gotico. Ad una balza vicina, cinto di quattro torri, gli si atterga pittorescamente il Castel Borello, abitato beatamente da un caro ex-arciprete.
      Un cortese dottore di medicina, che mi accompagnava e trametteva le sue notizie al continuo mormorar della Dora, mi additava a mezzogiorno i monti della Balmetta, e alle loro falde le cave di San Basilio, cave di serizzo, specie di granito, e verso tramontana l'alpe di Balmafol colla miniera di calcopirite ramifera, somigliante a quella delle cave svedesi, e la Faucimagna, gola di esteso monte che vantasi della Fuggiera, cava di marmo verde serpentino, quello che più si approssima al verde antico.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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