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      Gli viene pure offerta la tazza delle feste, che spumeggia di vino, ed egli beve esultante, e getta la tazza che ad altri pių non deve servire. Eccolo portato su le spalle dei suoi prodi, colla mano sinistra alla cintola, e due alabarde incrociate strette nella destra, percorre trionfante il paese fra le musiche e le acclamazioni del popolo.
     
     
      XIII.
     
      Sono grotteschi, a dir vero, questi simulacri di antiche lotte.
      Un tempo gli spadeggiatori di Val di Susa uscivano nei giorni solenni da diversi paesi ad accompagnare le feste religiose e civili; ma da qualche anno que' di Giaglione, di Venaus e di Chiomonte hanno deposto l'elmo e la serica sopravvesta, e gettato lo spadone fra i vani arnesi delle loro terre. Ultimi e soli rimasero gli spadeggiatori di San-Giorio; e ben era loro debito tener vivo un tal costume nelle Alpi Cozzie, per onorare il santo patrono della cavalleria; imperocchč vogliono alcuni che la loro origine si abbia a cercare tra i gladiatori romani, o tra gli ordini dell'antica cavalleria; altri ne cercano l'origine tra i martiri della legione tebea, ed altri, assegnando loro un'origine meno gloriosa, li credono reliquie de' tanti mimi e buffoni che trastullavano i tirannelli.
      In tanta discrepanza di opinioni interrogai il degno prevosto di San-Giorio, G. B. Pettignani, che mai significasse la strana scena testč rappresentata nel prato Paravė; e presso la torre quadrangolare che fiancheggia la sua casa, innanzi alla gemebonda fontana che gl'irriga il pensile giardino, egli gentilmente cosė mi rispose:


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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