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      Il dottor Rumiano, al vederla:
      - Eccovi, mi disse, chi meglio di me potrà narrare i prodigi di San Valeriano, e come riparasse in questa grotta.
      - Oh! ben volentieri, signor dottore, rispose la pia donna: poichè, come più volte le ho detto, io deggio al patrocinio di questo Santo le tante sue cure nella mia infermità, e il poter sostenere insieme colla povertà i continui disastri della vita. -
      Ed entrata nell'oratorio, andò a prostrarsi innanzi alla grotta, e baciato con riverenza il sasso, così riprese:
      - Io narrerò del Santo quello che nelle lunghe serate d'inverno, presso al focolare, sino dall'infanzia udii spesso ripetere dalla mia vecchia nonna.
      Valeriano, Tiburzio, Ignazio, Pancrazio, Maurizio, Giorio e Giacomo erano sette fratelli addetti alla legione Tebea, ed avevano una sorella per nome Cecilia, fatta cristiana prima di loro. Valeriano, persuaso dalle buone opere e dai consigli della sorella, si convertì anch'egli alla fede cristiana, e pertanto fu, dappertutto ove andasse, perseguitato dagl'infedeli. Si ricoverò fra Giaveno e Pinerolo ne' monti di Cumiana, ma anche là fu dai nemici investito; ond'egli spiccato un salto da un masso, potè sfuggire ai suoi persecutori e trovar rifugio sicuro qui lungo la Dora, e propriamente in questa grotta dove santamente morì.
      A Cumiana un sasso tuttavia serba l'impronta d'un ginocchio del nostro Santo, la chiesa di Villarfocchiardo ne possiede il cadavere, e fra noi si ha una sua reliquia, donataci dal Vescovo di Susa, cara memoria che abbiamo sempre nel cuore e nelle preghiere, che festeggiamo ogni anno il dì 14 aprile.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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