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      Uditelo. Nella nostra Italia dove si odono sempre con piacere ripetere le melodie del Rossini e del Bellini, con pari diletto ed ammirazione si udrà alle Chiuse ripetuta una delle più stupende pagine della poesia Manzoniana. Il monaco Martino interrogato da re Carlo come a lui fosse nota la via, e come al nemico ascosa, risponde:
     
      Dio gli acciecò, Dio mi guidò. Dal campoInosservato uscii; l'orme ripresi
      Poco innanzi calcate; indi alla destraPiegai verso Aquilone, e abbandonando
      I battuti sentieri, in un'angustaOscura valle m'internai: ma quanto
      Più il passo procedea, tanto allo sguardoPiù spazïosa ella si fea. Qui scorsi
      Greggie erranti e tuguri: era codestaL'ultima stanza de' mortali: entrai
      Presso un pastor, chiesi l'ospizio, e sovraLanose pelli riposai la notte.
      Sorto all'aurora, al buon pastor la viaAddimandai di Francia. - Oltre quei monti
      Sono altri monti, ei disse, ed altri ancora,
      E lontano lontan Francia; ma viaNon avvi: e mille son quei monti, e tutti
      Erti, nudi, tremendi, inabitatiSe non da spirti, ed uom mortai giammai
      Non li varcò. - Le vie di Dio son molte,
      Più assai di quelle del mortal, risposi;
      E Dio mi manda. - E Dio ti scorga, ei disse:
      Indi tra i pani che teneva in serboTanti pigliò di quanti un pellegrino
      Puote andar carco: e in rude sacco avvoltiNe gravò le mie spalle: il guiderdone
      Io gli pregai dal Cielo; e in via mi posi.
      Giunsi in capo alla valle, un giogo ascesi,
      E in Dio fidando, lo varcai. Qui nullaTraccia d'uomo apparia; solo foreste
      D'intatti abeti, ignoti fiumi, e valli


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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