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      Senza sentier: tutto tacea; null'altroChe i miei passi io sentiva, e ad ora ad ora
      Lo scrosciar dei torrenti, o l'improvvisoStrider del falco, o l'aquila dall'erto
      Nido spiccata in sul mattin, rombandoPassar sovra il mio capo, o sul meriggio,
      Tocchi dal sole, crepitar del pinoSilvestre i coni. Andai così tre giorni;
      E sotto l'alte piante, o nei burroniPosai tre notti. Era mia guida il sole;
      Io sorgeva con esso e il suo viaggioSeguìa, rivolto al suo tramonto. Incerto
      Pur del cammino io gia, di valle in valleTrapassando mai sempre; o se talvolta
      D'accessibil pendìo sorgermi innanziVedeva un giogo, e n'attingea la cima,
      Altre più eccelse cime, innanzi, intornoSovrastavanmi ancora; altre di neve
      Da sommo ad imo biancheggianti, e quasiRipidi, acuti padiglioni al suolo
      Confitti; altre ferrigne, erette a guisaDi mura insuperabili. - Cadeva
      Il terzo sol quando un gran monte io scersi,
      Che sovra gli altri ergea la fronte; ed eraTutto una verde china; e la sua vetta
      Coronata di piante. A quella parteTosto il passo io rivolsi. - Era la costa
      Orïentale di quel monte istesso,
      A cui di contro al sol cadente, il tuoCampo s'appoggia, o sire. - In su le falde
      Mi colsero le tenebre: le seccheLubriche spoglie degli abeti, ond'era
      Il suol gremito, mi fur letto, e spondaGli antichissimi tronchi. Una ridente
      Speranza, all'alba, risvegliommi, e pienoDi novello vigor la costa ascesi.
      Appena il sommo ne toccai, l'orecchioMi percosse un ronzìo che di lontano
      Parea venir, cupo, incessante: io stetti,
      Ed immoto ascoltai. Non eran l'acque


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263