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      Gl'Italiani salutano riverenti le ceneri de' Principi Sabaudi, e sulle loro tombe suona continua la preghiera dei sacerdoti Rosminiani.
     
     
      IX.
     
      I Rosminiani.
     
      Il sodalizio della Carità fondato dal Rosmini, ed approvato dalla Chiesa l'anno 1839, sarebbe de' più possenti nella cristianità, qualora simili instituti fossero ancor piante da rifiorire ai dì nostri.
      I Rosminiani non sono nè monaci nè frati, ma sacerdoti regolari che possono dedicarsi alla vita contemplativa, e, chiamati, applicarsi alle missioni ed agli spedali, all'aiuto de' parrochi, all'educazione del popolo, insomma al più ampio esercizio della carità. E perchè nessuna legge circa i beni ecclesiastici potesse pregiudicarli, accortamente il Rosmini ordinava che il sodalizio della Carità fosse congregazione di privati sacerdoti, ciascheduno dei quali vive del proprio. Finchè vien tutelata la proprietà dei cittadini, sarà pure inviolata quella dei sacerdoti Rosminiani, i quali sono poi tra loro vincolati a dare ciascuno le loro rendite all'istituto e vivere insieme.
      - E quando alcuno di voi cessi di vivere, a chi spetteranno i suoi beni? domandai ad un Rosminiano.
      - Egli avrà testato in favore d'un altro Rosminiano.
      - E se l'erede si scioglie dai patti rosminiani ed abbandona la casa della Carità?
      - Lo potrà fare, ma pensi alla sua coscienza.
      Niccolò Tommaseo nel settimo anniversario dalla morte di Antonio Rosmini così parlò dello Spirito della sua istituzione. «Una delle prove del noviziato era l'assistenza agli infermi per lo spazio d'un mese almeno.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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