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      Girammo intorno al grandioso monumento di granito e di bronzo, ricco di statue e storiati bassorilievi, da cui sorge sul destriero di battaglia l'augusto martire dell'indipendenza italiana, col brando sguainato, in atto di capitanare l'esercito nelle pugne nazionali.
      Io osservava che meglio delle attillate divise militari d'oggidì si affanno alle scolture le antiche armature e i larghi paludamenti; e consideravo che i bassorilievi di quel monumento con militari in tunica e borghesi in abito di rispetto non sono tanto ammirati. Il Muzzi non poteva farsi apologista di questa parte dell'opera; ma notava come l'artista abbia tenuto assai depressi i quattro storici bassorilievi, ed abbia saputo ad un tempo trattarli per modo che tutto vi si legge bene, anco esposti all'ombra, anche nell'ora del tramonto: e se non potea difendere che l'artefice avesse frammisto la realtà dei quattro soldati di tutto tondo alle quattro donne simboliche assise sul secondo piano del monumento, osservava, come ad una ad una le otto statue ornamentali siano veramente assai belle, e degne dell'artista che le concepì e plasticò, sicchè le bellezze de' modelli sono trasfuse nel bronzo.
      Levandomi dalle controversie dell'arte al concetto incarnato nelle due statue equestri, io salutai col Muzzi in piazza San Carlo il Genio della Stirpe Sabauda che, ricuperata la signoria degli Stati aviti, ripone la spada nel fodero per attendere alle imprese di pace, e nella piazza Carlo Alberto salutai lo stesso Genio cavalleresco, che, pronto all'invito degl'Italiani, torna a sguainare la spada, già gloriosa in S. Quintino, per dare libertà e potenza a tutta la nazione.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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