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      Infatti ordinariamente i corpi sono sottomessi a qualche forza, che li vincola in una certa situazione. Ond'è che l'azione la quale si esercita sopra uno di essi, deve cominciare dal pareggiare tutte le altre forze, alle quali esso soggiace; e poi con quel tanto, con che essa azione per avventura le supera tutte, produrrà il suo effetto. Serva di esempio una palla, che si voglia fare ascendere su per un piano inclinato. Una porzione della spinta, che le si dà, serve a vincere la gravità che la costringe a cadere, un'altra porzione serve a vincere l'attrito, che non manca mai, per quanto la palla ed il piano sieno levigati e lisci; un'altra porzione serve a vincere la resistenza dell'aria al moto della palla medesima; e che so io. Or bene: tutte queste porzioni di forza restano senza effetto, quanto al produrre la salita, e non recano altro vantaggio che bilanciare tutte le dette forze riunite. La porzione di forza che è veramente efficace all'uopo, è quel di più che resta. Ond'è che l'effetto, in quanto è movimento della palla, nel fatto è ben differente dalla forza impiegata. E questa differenza è spiegata abbastanza.
      3° Ma oltre a ciò vi è un'altra considerazione a fare. Se una molecola corporea si voglia determinare al moto, basterà una mediocre forza per imprimerle una grande velocità. Ma ove si voglia impiegare la forza stessa per muovere un corpo composto di due molecole, è manifesto che questo non concepirà che la metà della sopraccennata velocità. Così ne concepirà un sol terzo (della detta velocità) un corpo, il quale costando di tre molecole, sia spinto come sopra; e un corpo di cento, di mille, di un milione di molecole, non potrà essere animato che da un sol centesimo, millesimo, milionesimo di essa velocità, quando sia incitato al moto colla forza medesima.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424