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      Imperocchè, avendo esso fatto cadere contemporaneamente dall'alto del campanile di Pisa, varii pezzetti di corpi assai diversamente pesanti, cioè oro, piombo, porfido, cera, osservò che questi giungevano al suolo quasi nello stesso tempo; dappoichè la cera restava addietro di soli quattro pollici. Intanto è cosa manifesta che, se la gravità per sè stessa operasse con maggiore energia sui corpi più pesanti, e con minore sui più leggieri, la velocità, che essa imprime, dovrebbe essere proporzionale alla diversità dei pesi; cosicchè la velocità, onde cade un corpo di peso specifico doppio, avrebbe ad essere doppia, e via dicendo. II. Inoltre è un fatto che un corpo tutto omogeneo, quando sia spezzato in due parti, ed abbandonato a sè medesimo, cade con minor velocità di quella, onde è animato se si lasci a sè quando è tutto intero. Ora è evidente, come non possa in guisa veruna supporsi, che la gravità operi con una intensità, quando le metà sono riunite, e con intensità diversa quando sono separate. Finchè le parti o gli atomi costituenti un corpo sono tutti della stessa natura, e qualità; l'attrazione, che si esercita fra ciascun di essi, e la Terra, deve rimanere costante. Quindi è, che questa si replicherà bensì su ciascun atomo; ma non v'è ragione per dire, che uno di questi atomi debba cadere più lesto, perchè al suo fianco, o se vuolsi attaccato a lui, ve n'à un altro, o due, o cento, o mille. Certo sarebbe una grande stravaganza supporre sollecitati da una maggior forza gli atomi uniti fra loro, che i separati.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





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