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      Se la velocità, onde ciascun corpo compie questa rotazione medesima, fosse la stessa per tutti i corpi terrestri; tutti certamente sarebbero animati da una forza uguale, capace di spingerli lungi dalla Terra, o di diminuirne almeno il peso. Ma la velocità di rotazione (minima pei corpi posti in prossimità dei poli, e massima per quelli collocati sotto la linea equinoziale) varia colle latitudini. Inoltre la forza centrifuga aumenta colla velocità di rotazione: dacchè chi non sa che, se questa fosse piccola, cadrebbe l'acqua dal secchio, nell'atto che esso giunge nel punto più alto della circonferenza che percorre? e che invece, ove tal velocità fosse assai grande, potrebbe svilupparsi una forza centrifuga atta ad infrangere una fune ben tenace? Per conseguenza questa stessa forza dovrà far diminuire il peso più ai corpi equatoriali, che a tutti gli altri. Ora conoscendosi la relazione che passa fra la velocità di rotazione, e la forza centrifuga, che se ne sviluppa; e sapendosi inoltre che un grave percorre all'equatore circa mille miglia romane, ossia mille e cinquecento chilometri, a ora; si è potuto calcolare di quanto debba diminuire il peso dei corpi per questa velocità: e si è ritrovato che di un solo duecentottantanovesimo. All'incontro la diminuzione del peso è in fatto assai maggiore, e precisamente un centovantatreesimo. Dunque questa ragione prova bensì, che debba il peso diminuire colle latitudini; ma non spiega abbastanza la legge, tale quale è data dal fatto. Convien quindi ricorrere anche ad un'altra cagione, che finirà di spiegare e di dimostrare la legge medesima.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





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