Pagina (200/424)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Per la qual cosa, quando da questo sarà tolta finalmente quasi tutta l'aria, l'acqua da sè sola dovrà esercitare tutta la pressione necessaria a bilanciare quella dell'aria esterna. Ma da questo istante in poi non potrà salire altr'acqua nel tubo d'aspirazione, ad onta che in questo esista una estesa colonna vuota d'aria: perchè la sopraddetta sezione (ab) del liquido si ritrova fra due pressioni (quella della colonna liquida sovrastante, che tende a cacciarla in giù, e quella dell'atmosfera, che viene esercitata direttamente sul livello esterno, e la sospinge in su), le quali sono uguali e contrarie. Se dunque la pressione, che fa l'atmosfera sull'acqua, è uguale a quella che fa una colonna di acqua alta 32 piedi (giacchè la larghezza della colonna o l'ampiezza della sua sezione, quando si tratta di fluidi, è indifferente nel calcolo), non si potrà sollevar l'acqua più su di tanto. II. Il primo sperimento è quello di Torricelli di Faenza scolaro di Galilei. Egli nel 1646 ragionò in questa forma. - L'acqua non sale nel tubo d'aspirazione più su di 32 piedi. Dunque se la cagione del fenomeno è la pressione atmosferica, questa sarà una forza uguale appunto alla pressione di una colonna d'acqua alta 32 piedi. Di che se io all'acqua sostituirò l'idrargiro (che pesa specificamente 13 volte e mezzo di più), questo giungerà ad agguagliare la pressione dell'aria, quando sarà salito nel tubo d'aspirazione ad un'altezza 13 volte e mezzo minore di 32 piedi; minore cioè di 384 pollici: dovrà insomma salire l'idrargiro a soli 28 pollici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





Torricelli Faenza Galilei