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      La distillazione (fig. 226.), si fa in uno o più fornelli (F, F'), in ciascuno dei quali si collocano 5 o 7 quasi cilindri di ferro (s, s',...), detti storte, del diametro di circa un piede. Le storte sono disposte in modo, che la fiamma ed il calore debba investirle tutte intorno intorno (passando successivamente per A,B,D,E), e poi gettarsi nel condotto sotterraneo, che conduce al camino alto più di 30 metri. Appena esse sono divenute roventi, vi si mette quella qualità di carbon fossile detto anche litantrace, cui i Francesi chiamano houille, il quale non si ammollisce, nè si converte in un carbone leggiero e poroso, come fa il carbone così detto di terra; ma dà invece per residuo della distillazione, o come dicono per coke, un carbone assai compatto e pesante. Dacchè è necessario che il carbone da distillarsi contenga, oltre il carbonio, molto idrogeno libero, vale a dire eccessivo su quello, il quale si unisce all'ossigeno del carbone medesimo e si converte in acqua; di più conviene che tal carbone sia poco sulfureo, altrimenti lo zolfo, oltre che conferirebbe al gasse grande iusalubrità, e fetore, logorerebbe anche dell'idrogeno combinandovisi. Introdotto quindi nelle storte il più acconcio carbon fossile, esse chiudonsi ermeticamente con un coperchio (C), stringendolo con una vite di pressione e si lutano con argilla. Quando il carbone diventa incandescente principia a svolgere un miscuglio di prodotti, altri volatili, ed altri gassei; cioè quelli nominati poco fa, ed inoltre naftalina, vapor d'acqua, creosoto, catrame contenente resine ed olii volatili, ed una leggera soluzione di carbonato e solfidrato d'ammoniaca.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





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