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      3° L'uso dei fotometri è fondato sul teorema enunciato nella proposizione prima, il quale per altro può confermarsi anche coll'esperienza. Infatti ad ottenere la stessa intensità delle ombre nel fotometro di Rumford, e dei due punti brillanti in quello di Wheatstone, quando una delle due sorgenti dista il doppio, il triplo,... dell'altra, è necessario che quella sorgente sia in sè medesima quattro, nove,... volte più intensa di questa. In altri termini, allora una candela, collocata all'unità di distanza, dà la stessa intensità di ombra o di punto brillante, che altre candele uguali collocate a distanze diverse, quando quelle che stanno a distanza duplice s'uniscono in un torchietto di quattro, quelle che trovarsi a distanza triplice formano una torcia di nove, e via dicendo. Dalla qual legge discende la regola che, ad ottenere in numeri la intensità relativa di due sorgenti di luce, si debbono misurare le distanze, alle quali esse dànno la intensità medesima sul fotometro, e poi innalzarle al quadrato. Se, a cagion d'esempio, un becco a gasse trovasi lontano tre volte più dal fotometro che un lampione a olio, si dice che la intensità della luce a gasse è nove volte più intensa di quella a olio(3).
      7. Velocità della luce.
      Si credè un tempo che la propagazione della luce fosse istantanea. Galileo pel primo sospettò che impiegasse un tempo determinabile; ma non riuscì a dimostrarlo. Roemer e Cassini, nel corso degli anni 1675 e 1676, condussero una serie di osservazioni sui satelliti di Giove, donde si potè concludere la seguente legge.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Secondo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 428

   





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