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      Per la qual cosa queste due correnti d'aria, le quali, se la Terra non girasse diurnamente, sarebbero due venti, uno N, ed uno S, prendono una direzione risultante da N ed E, e da S ed E, ossia producono i due venti NE, e SE. E così è spiegato il vento aliseo. Ma l'aria medesima, coll'avvicinarsi all'equatore, va acquistando sempre maggior velocità, e il vento di E scema verso l'equatore. il contrario accade nelle regioni superiori della zona torrida, nelle quali l'aria, che era salita, riversandosi ai fianchi si trova dotata di maggior velocità di quella che à l'aria sulle latitudini maggiori; e quindi produce quel vento di O, che è stato verificato sulla sommità del Picco di Teneriffa, ed è manifestato dalle nuvole molto elevate, e forse anche dalle ceneri lanciate dai vulcani. È chiaro pertanto che i venti di O, e di SO delle parti boreali dell'oceano atlantico e di NO nell'emisfero australe debbano dipendere dal discendere verso i poli l'aria equatoriale, che è la più veloce.
     
     
      7° Quanto poi ai venti periodici, è manifesto oramai che questi debbano nascere dall'alternare che fanno nelle diverse stagioni le correnti equatoriali colle correnti polari, con predominio ora della temperatura della Terra, ed ora di quella del mare. Basta riflettere che dopo il solstizio di Giugno domina il maggior riscaldamento nell'emisfero boreale, e dopo quello di Decembre nell'australe.
      8° Finalmente i venti irregolari ed impetuosi non solo debbono essere prodotti dal convertirsi che fa il vapore delle nubi in acqua liquida; la quale, avendo un volume migliaia di volte minore, lascia in un istante un immenso spazio vuoto da occuparsi dall'aria; ma debbon dipendere ancora dai bruschi cangiamenti di temperatura, pei quali si àltera notabilmente la densità dell'aria medesima.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Secondo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 428

   





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