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      Per la qual cosa per risultante prima si à un piccolo ramo di curva; poi la componente normale vien diminuendo; allora il raggio ritorna indietro, e nasce un secondo ramo di curva uguale e simile al primo. Essendo per altro assai angusta la sfera di attività della forza ripulsiva, quelle curve riusciranno assai piccole e però insensibili; quindi sembrerà che il raggio, appena toccato il piano, si rifletta.
      2° La riflessione regolare pertanto dev'essere più copiosa sulle superficie meglio levigate: perchè nelle superficie scabre le asprezze essendo rivolte in sensi diversi esercitano forze di ripulsione, che riescono antagoniste fra loro. Inoltre la componente normale diminuisce coll'obliquità del raggio incidente; e però con questa aumenta la luce riflessa.
      3° Questa spiegazione non s'attaglia solo al caso, in cui la luce dall'aria imbatte in un opaco, che à maggior forza di ripulsione; ma sì ancora a quello, in cui il raggio passa da un corpo più denso nell'aria. Dacchè se è vero che in questa la ripulsione è più debole, per compenso è in quello più forte l'attrazione; e queste due forze cospirano a far ritardare il raggio incidente, e a fare accelerare il riflesso.
      4° Imaginiamo che la superficie del mezzo compongasi (fig. 200.) di una serie di strati (A, R, A, ...) sottilissimi nei quali dominino alternamente le forze attrattive (A, A,..) e le ripulsive (R, R,.:.) delle molecule, e ciascun dei quali possa riguardarsi come esteriore a quello che lo segue. Il raggio incidente (Md) è rettilineo fino al punto (d), in cui comincia a soffrire l'azione del mezzo.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Terza
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 329

   





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