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      Il barometro del p. Cecchi segna le sue indicazioni sopra un sottoposto quadrante, per mezzo di un indice annesso all'asse di una carrucoletta, munita di due scanalature; in una delle quali avvolgesi una fettuccia non igrometrica attaccata al cielo della canna, e nell'altra un filo con un piccolo contrappeso. Questa succinta descrizione può bastare a farci intendere come un simile barometro possa rassomigliarsi ad un areometro attaccato ad un braccio di bilancia, ed immerso nel liquido; la spinta del quale non serve che a sostenere una parte del peso del sistema, essendone l'altra parte equilibrata dai contrappesi. Ma ogni areometro deve avere la sua zavorra per la stabilità dell'equilibrio. Ebbene; questa zavorra è costituita da una certa quantità d'idrargiro, che si versa nel manicotto, il cui fondo è trapassato a chiusura ermetica dalla canna galleggiante. Questo barometro da quattro anni funziona regolarmente a vista di tutti sotto la loggia degli Orgagna in Firenze.
      Il dotto professore romano Tito Armellini, senza nulla sapere del barometro areometrico, dagli studii istituiti su quello a leva angolare fu condotto ad imaginare un barometro puramente areometrico, da lui chiamato idrargiro-statico. La canna (fig. 142.) si rassomiglia a quella di Firenze; ma non è affidata a verun bilanciere, o contrappeso, o fettuccia; galleggia invece sull'idrargiro della sottoposta vaschetta: nè il tubo o manicotto, da cui la parte immersa è circondata, viene riempiuto d'idrargiro, ma serve a contenere la migliarina destinata a regolare la prima immersione, e ad aumentarne il volume, affinchè con una canna ed una vaschetta di dimensioni non eccessive venga espulso tanto idrargiro, che basti a sostenere il peso di tutto lo strumento.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Terza
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 329

   





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