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      VOLUME PRIMO
     
      Prefazione
     
      Questa parola Festa, questa parola sì bella, non si pronunzia giammai senza un vero senso di gioia. L’oggetto di tutte le Feste sì civili, che religiose, dalla loro origine sino ai nostri dì, dalla capanna del selvaggio alla città la più incivilita, è di richiamare alla mente qualche epoca favorevole, qualche prospero avvenimento. Ognuno ha un carattere suo proprio, come ogni nazione ne ha uno di particolare a sé. Quello de’ bei tempi della Grecia e di Roma erano tutte appoggiate sulle antiche finzioni mitologiche, le quali rammemoravano benefizii ricevuti, bisogni da soddisfare, piaceri da godersi. Sempre l’idea di una divinità benefica o vendicativa presiedeva ai lor misteri, si mischiava ne’ loro incensi. Qualora si prostravano essi dinanzi all’altar di Cerere, ciò facevano pensando, che quella divinità invigilato avesse sulle loro abbondanti raccolte. Se tremanti sagrificavano alle Eumenidi, lo facevano per placar la collera di quelle Dee infernali. Una venerazione religiosa, secondo i tempi e gli Dei, dirigeva sempre tutte le loro solennità. Se poi da queste finzioni del paganesimo innalziamo la nostra mente alle pratiche della vera Religione, le Feste fondate dal Cristianesimo tutte presentano l’idea di epoche consacrate da’ favori ricevuti dal Cielo, e per li nostri cuori il bisogno pressante di dimostrarne la riconoscenza. L’ultimo giorno poi della settimana, destinato dalle sacre Carte al riposo, fa sì che la debile creatura imiti il suo benefico Creatore; ed in quel giorno l’artigiano, l’agricoltore, il negoziante, e persino il magistrato, si godono della quiete e del riposo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829, pagine 712

   





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