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      Ma sì fatte instituzioni, attraversando lo spazio di molti secoli, soggiacquero a qualche alterazione, a qualche cangiamento, e di molte si smarrì quasi l’origine. Esse però non perdettero giammai il sostanziale loro carattere, ch’era quello di riferir tutto al vantaggio comune ed al solo amor della patria. Non ci vuol meno di una rivoluzione forzata per alterare le idee ed i costumi di una nazione, per far obbliare le antiche instituzioni; anzi è a credersi che le resti sempre una tenera reminiscenza, a cui si abbandoni con interna dolcezza, e di cui le sia grato occuparsi. Non v’ha certo uomo generoso e sensibile, che non si senta spesso in necessità di trattenersi col pensiero sulla sua patria, sia che egli rammentisi quel tempo felice di splendore e dignità ch’ella godeva in grembo alla pace, sia ch’egli pianga sopra i suoi guai. Egli inoltre è avido di ogni occasione di parlarne colla più viva passione, e chiunque osasse accusarlo di parzialità soverchia, mostrerebbe che non fu mai capace di sentir quell’amore che ingrandisce e nobilita tutti i pensieri:
      Quanto la patria a un cor gentile è cara!
      Non si sono forse veduti alcuni popoli mal paghi della loro sorte attuale abbracciar avidamente insin le favole della passata loro gloria? Sarà dunque permesso ad una Veneziana, che d’esser tale si vanta, di frugare negli annali e nelle cronache della patria, a fine di ripescarvi i principali fatti, che stabilirono la sua gloria per quattordici e più secoli. Maggiormente ciò sarà permesso in tempo che nulla più esiste di quanto fu.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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