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      Quel navigare e viaggiare sempre in mezzo ai pericoli; quel dover combattere talor colla terra, spesso col vento, sempre coll’acque, e talvolta cogli uomini insieme; quel passar di continuo dal sol cocente al gelo intenso, dalla pioggia al vento; quello starsene sempre in moto; quelle faticose veglie; quella sete rabbiosa; quel poter ad ogni momento perder la vita o per improvvisa burrasca, o per fortuito incendio, o per lungo disagio; quel rimaner mesi e mesi in un vasto acquoso deserto senza relazioni, senza commercio col rimanente degli uomini e della natura, sono tante ragioni, che raffreddano la sensibilità, e indurano il cuore: ond’è, che venne alterata l’indole primitiva de’ nostri buoni isolani. Al cader del settimo secolo, i Tribuni suscitarono nelle isole turbolenze e partiti, gare di preminenza e di nobiltà, che giunsero a minacciar la popolazione intera degli orrori dell’anarchia, mentre i Longobardi dalla parte del continente, e gli Slavi dalla parte del mare preparavano già le catene della schiavitù, se non si veniva ad un pronto e necessario rimedio. Fu dunque conosciuta la necessità di una riforma nella Costituzione, che unendo sempre più gli uomini fra loro, e gl’interessi scambievoli, fosse un sicuro riparo alla pubblica sicurezza, una barriera inespugnabile contro i nemici. Quindi fu preso di convocare in Eraclea un’Assemblea Nazionale, dove coll’intervento del patriarca di Grado, e de’ Vescovi ponderare si dovessero le morali cause de’ mali, maturare i consigli, ed approntarne il rimedio.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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