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      Quanto mai è difficile ad un popolo geloso custode della sua libertà, de’ suoi diritti, il fissare la propria costituzione! Il settimo Doge o più saggio, o più fortunato de’ suoi predecessori ristabilì la pace e la tranquillità fra gl’isolani. Fu nella sua Ducea che l’Italia ebbe di nuovo a cangiar di faccia. Avendo Desiderio re de’ Longobardi usurpato gran parte de’ dominii, che Pipino re di Francia donato aveva al Papa, questi reclamò le proprie ragioni presso il successor del suo benefattore, vo’ dir Carlomagno che regnava allora in Francia. Carlo, che già vagheggiava l’Italia, credette essere giunto il momento opportuno per la sua impresa, e sotto pretesto di sostenere i diritti della Chiesa Romana, discese con una formidabile armata. Desiderio colpito tutto ad un punto di panico timore corse a rifuggirsi in Pavia, città che oltre all’essere fortificatissima, poteva anco per la via del fiume ricevere vitto e rinforzi. Carlo spedì Oratori ai Veneziani per farli concorrere alla buona riuscita della sua impresa; ed essi approntarono tosto una flotta, mercè la quale, impedendo ogni nuovo soccorso, costrinsero Desiderio a cedere Pavia, e con essa l’impero, e a rimettersi alla discrezione del vincitore.
      In questo modo finì il regno de’ Longobardi i quali dominato aveano tirannicamente per lo spazio di due secoli, ed avrebbero signoreggiato ancora più, se divorati dalla sete di più ampii dominii, sete che guida sempre alla rovina dell’usurpatore, non avessero offerto il destro ad un principe potente di venire alla difesa degli spogliati ed oppressi, senza però che questi migliorassero la loro sorte.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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