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      V’ha ragione di credere, che una tal Festa fosse celebrata ne’ suoi principii con più solenni spettacoli, avendo sempre i Veneziani frammischiato alle cerimonie della religione i giuochi civili, ed altre dimostrazioni che manifestassero la comune allegrezza. Ma il tempo a poco a poco questi usi distrusse, e fece perderne, come di tanti altri, ogni ricordo. Bensì in progresso si volle, che come la vittoria sopra Pipino era stata per ogni conto di grandissimo vantaggio alla Repubblica, così fossevi qualche monumento pubblico che la eternasse. Di fatto, malgrado i varii incendii accaduti nel palazzo ducale, vedesi ripetuta in varie sale di esso la rappresentazione in pittura di questa celebre battaglia navale, diversificata dagli Storici in quanto alle circostanze, ma non già in quanto agli effetti.
      Dal detto sin qui riluce abbastanza, che Venezia fu sempre libera e indipendente, checchè ne dicano alcuni scrittori. Non havvi storia, nè autentico documento negli archivii da cui si possa dedurre il contrario; sicchè qualunque confronto che far vogliasi del popolo Veneto con altri popoli, diverrà per esso mai sempre un torto verace, ed una insopportabile macchia. Nè Atene, nè Sparta, nè Cartagine, nè Roma, benchè sedi d’illustri Repubbliche, non potranno vantare di essere nate libere come Venezia, nè che questa libertà sia stata giammai da estema forza turbata pel corso di ben quattordici secoli, durante i quali essa si fe’ ammirare non meno per le sue provvide leggi che per la dolcezza de’ suoi ben temperati abitanti.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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