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      Colà giunti, vennero accolti dal clero e dal suo capo, al quale si fece la consegna del sacro deposito, ed ei lo pose sull’altar maggiore. Allora il capitan comandante proferì il seguente discorso, che fu tratto tratto interrotto da rivi sgorganti ancor più dal cuore che dagli occhi:
      «In questo momento crudele, che lacera il nostro cuore per la fatal perdita del Serenissimo Governo Veneto, in quest’ultimo sfogo del nostro amore e della nastra fede, con cui onoriamo le insegne della Repubblica, deh! siaci almeno, o miei cari concittadini, di qualche conforto il pensare, che nè le nostre passate azioni, nè quelle di questi ultimi tempi hanno dato origine a quest’amaro ufficio, che per noi ora diviene anzi virtuoso. I nostri figli sapranno da noi, e la storia farà sapere all’Europa intera, che Perasto ha sostenuto degnamente sino agli estremi respiri la gloria del vessillo Veneto, onorandolo con quest’atto solenne, e deponendolo irrigato di lagrime universali e acerbissime. Esaliamo, miei concittadini, la nostra disperazione; ma in mezzo a questi ultimi solenni sentimenti con cui suggelliamo la gloriosa carriera da noi percorsa sotto il Serenissimo Governo Veneto, rivolgiamoci tutti verso quest’amata insegna, e sfoghiamo la nostra afflizione così: Oh vessillo adorato! dopo trecento e settanta sett’anni, che ti possediamo senza interruzione, la nostra fede e il valor nostro ti conservò sempre intatto non men sul mare, che ovunque fosti chiamato dai nemici tuoi, che furono pur quelli della religione.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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