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      Per trecento e settanta sett’anni le nostre sostanze, il nostro sangue, le vite nostre ti furon sempre consacrate, e da che tu fosti con noi, e noi con te, fummo sempre felicissimi, fummo sul mare illustri e vittoriosi sempre. Niuno con te ci vide mai fuggire, niuno con te ci potè vincer mai. Se i tempi presenti infelicissimi per imprevidenza, per viziati costumi, per dissensioni, per arbitrii illegali offendenti la natura e il jus delle genti, non ti avessero perduto in Italia, tue sarebbero state sempre le nostre sostanze, il sangue, le vite nostre; e piuttosto che vederti vinto e disonorato, il nostro valore, la fedeltà nostra avrebbero preferito di restar sepolti con te. Ma poichè altro a far non ci resta per te, sia il nostro cuore la tua tomba onorata, e la nostra desolazione il tuo più grande elogio.»
      Terminato questo discorso, Monsignor Abate ne pronunziò un altro sullo stesso soggetto e con sentimento eguale. Indi il capitano si levò, ed afferrato un lembo dello stendardo vi pose su le labbra senza poternele divellere, e ciascuno a gara concorse a baciarlo tenerissimamente, irrigandolo di calde lagrime. Ma dovendosi una volta por fine alla cerimonia dolente, si chiusero quelle care insegne in una cassa, che l’Abate collocò in un reliquiario sotto l’altar maggiore.
      Poichè fu compito quest’atto di verace attaccamento, non che gli altri uffizj dettati dal cuore, il popolo taciturno uscì di chiesa, portando in volto l’impronta della tristezza e dell’ambascia, contrassegni i più infallibili della procella dell’animo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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