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      Quanto mai la loro domanda non ci dee sorprendere oggidì? Essi non supplicarono se non la visita del Doge alla loro parrocchia nel giorno dell’annua Festa, ch’erasi decretata. Lo stesso Doge, benchè vivesse in un tempo assai dal nostro diverso, ne rimase maravigliato; e per porgere ad essi occasione di chiedere qualche cosa di più, mise in campo alcune difficoltà intorno a questa visita, dicendo allora col candore di quei tempi: E se fosse per piovere? – Noi vi daremo dei cappelli onde coprirvi. – E se avessimo sete? – Noi vi daremo da bere. Non v’ebbe più luogo a repliche, e bisognò accordare una sì discreta domanda. Il patto fu d’ambe le parti mantenuto, e sino agli estremi della Repubblica, il Doge colla Signoria nel giorno della Purificazione della Vergine si recava alla chiesa di Santa Maria Formosa, ed il Parroco nell’incontrarlo presentavagli in nome de’ Parrocchiani alcuni cappelli di paglia dorati, dei fiaschi di malvagìa, e degli aranci. Oh l’avventurosa e mirabile semplicità!
      Per ciò poi che riguarda la Festa, si cominciò dal sostituire al nome di Festa dei Matrimonj, quello di Festa delle Marie. È ignoto se posteriormente si continuasse la celebrazione de’ matrimonj nello stesso modo di prima; certo è bensì, che sino agli ultimi tempi della Repubblica i matrimonj delle famiglie patrizie si celebravano così pomposamente, e con tanta affluenza di popolo, che ogni giorno di nozze potevasi computare un giorno di festività nazionale. È pur anco ignoto d’onde avesse origine il nome di Maria dato a questa Festa; non essendovi scrittore che ne parli.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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