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      Le arti e le scienze accompagnano sempre il grande ed il ricco, non mai l’abbietto ed il povero. Ma a sostenerle in qualche credito tra i Veneziani, e a farle prosperare qui più rapidamente che altrove, si aggiunse quel gran maestro di ogni arte e largitore d’ingegno; il bisogno. La posizione marittima di queste isolette sterili per sé, e staccate dal continente esigeva dai primi abitanti uno studio ed un’attenzione affatto diversa da quella di tutti gli altri popoli, per procacciarsi le cose di prima necessità come a dire, il cibo, la bevanda, e l’abitazione. A tal fine di fatto essi posero in opera tutta quella sollecitudine e quell’industria, di cui eran capaci; ed è appunto la descrizione di questi sforzi, che diverrà il soggetto del quadro, che mi sono prefissa di presentare, colla lusinga che per la sua singolarità non abbia a riuscir punto discaro.
      Il frumento e l’altre biade si considerarono sempre presso tutti i popoli non selvaggi, come la nutrizione la più necessaria e la più utile per l’uomo. Insino a tanto che la popolazione di queste isole per esser piccola non ne faceva gran consumo, i mulini a braccio bastavano per la macinatura de’ grani; ma allorchè crebbe il numero, questo mezzo non fu sufficiente, e convenne inventarne di nuovi. La natural perspicacia, e la replicata considerazione fecero comprendere, che dal flusso e riflusso del mare poteansi trarre que’ vantaggi medesimi, che procurati ci vengono dal corso de’ rivi e de’ fiumi. Ben in ciò più filosofi del grand’Aristotele, che non potendo rilevar la ragione del flusso e riflusso dell’Euripo, affatto simile a quel di Venezia, si morì disperato; anzi v’ha chi pretende, ch’egli si lanciasse in quelle acque, dicendo di voler essere compreso da ciò ch’egli non potea comprendere.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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