Pagina (91/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Malgrado però della nostra sì utile osservazione del flusso e riflusso, quanti ostacoli non aveva il genio da superare per la costruzione di mulini, il cui meccanismo esser dovea dagli altri tanto diverso? Qui non potevansi fondare che sopra un terreno paludoso e molliccio, e le ruote dovevano ora dall’una parte, or dall’altra girare, per cogliere la direzione dell’acqua variantesi ad ogni sei ore; e questo stesso periodico cangiamento di corso soffre talvolta alterazioni notabili; poichè la maggiore o minore durata della marea, e la sua maggiore o minore velocità dipende spesso dalla diversità delle influenze e delle stagioni. Dalle traccie che troviamo negli scrittori si conosce, che tutto fu preveduto, a tutto fu rimediato. Si scelsero i rialti di melma più solidi, e sopra essi si costrussero le case contenenti l’Acquimolo, o sia macina. Erano queste altrettante isolette in mezzo ad un gran bacino, cui si diede il nome di Lago. Due canali o acquedotti scoperti chiamati Forme, e destinati a ricevere in sè le ruote del mulino, fiancheggiavano l’edificio. Avevano essi di necessità opposto il declivio, e le loro imboccature erano per conseguenza rivolte a parti opposte, cosicchè or l’uno or l’altra ricevendo e regurgitando a vicenda l’acqua marina secondo il variar del suo corso, faceanla precipitare or su questa or su quella ruota, ed in tal maniera, sia che il mar si gonfiasse, sia che refluisse, non mai restava ozioso il mulino. Varj documenti attestano, che fino dal nono secolo v’aveano molti di questi mulini nelle nostre lagune.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Acquimolo Lago Forme