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      Andavano i nostri in Oriente a prendere le spezierie, ed ogni sorta di zucchero, cose di cui i popoli inciviliti non ponno quasi far senza; e per tal modo resero a se stessi tributarie le altre nazioni, e si arricchirono sommamente.
      Per un’anima sensibile è cosa in vero assai affliggente, che, percorrendo la storia dello spirito umano, abbiasi a vedere che l’uomo sì sublime nelle sue invenzioni, sì grande nelle sue imprese, la finisca poi sempre coll’avvelenare que’ beni che sono il prodotto della sua intelligenza. La sete insaziabile delle ricchezze, l’ambizione di dominare, l’odio, la rivalità, l’egoismo anneriscono con dissensioni e con guerre i più luminosi monumenti della sua gloria. Dopo di aver veduto degl’intraprendenti viaggiatori trasportare i prodotti di un popolo ad un altro popolo, stringere un commercio tranquillo e leale, ed una corrispondenza attiva fra le nazioni le più lontane, li vediamo poscia guardarsi gli uni gli altri come nemici, ambire ciascuno di essere solo a formare il legame del commercio fra le nazioni, armarsi per l’altrui distruzione, e per rapirsi a vicenda i grossi carichi nel punto che attraversano i flutti. Ed ecco ad un pacifico cambio di generi succedere la più sanguinosa pirateria. Già il ferro non è più bastante alla loro rabbia, non abbastanza celeri sono le ferite; il ferro distrugge troppo lentamente, troppo individualmente; conviene sostituirvi il fuoco, la folgore, e già l’artiglieria è inventata. Essa rimbomba su quell’elemento che prima non veniva percosso che da nembi furiosi.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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