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      Nè v’è in ciò punto da meravigliarsi; poichè qual valore reale avevano le antiche corone di quercia, o quale ne hanno fra noi gli altri segni rappresentativi? e chi non sa, che il loro giusto valore consiste solo nella giusta loro ripartizione?
      Anche dell’arte dell’Orificeria devesi parlare. Essa non è gran fatto diversa da quella di fonder metalli che pure abbiamo veduto fiorire in Venezia fino dal nono secolo. Forse sarà scorso qualche altro secolo ancora, prima che si arrivasse a trattar l’oro e l’argento con isquisitezza di gusto; e per verità sino al 1123 non incontrasi nessun cenno ne’ nostri archivj di cose attinenti a quest’arte. È tuttavia cosa osservabile che a quell’epoca si eseguisse uno de’ più gentili tra sì fatti lavori, cioè le smaniglie d’oro. Per esse un nostro erudito intende la voce Entrecosei che si legge in un testamento. Ed in vero male non si appropria l’epiteto d’intrigose a quelle delicate catenelle d’oro fatte di minutissimi anellini che le donne Veneziane ebbero sempre particolar vaghezza di portare pendenti in più giri dal collo, e ravvolte intorno ai polsi. Era questo nei primi tempi il loro unico e signorile ornamento. Se non che quando videro ritornar dal Levante i loro mariti colle gemme e colle perle, s’invaghirono de’ nuovi fregi. Il loro capriccio porse alimento ad un’arte novella. S’imparò a legare in oro e in argento le pietre preziose, ed a foggiarle in cento forme diverse, e per esse si credettero le patrizie che la bellezza de’ loro volti acquistasse risalto maggiore.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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