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      Tutto era in copia, tutto era scelto. Non si può passare sotto silenzio l’antica usanza curiosa di esporre nel luogo più cospicuo della Fiera una figura di cenci vestita da donna, la quale serviva di modello per la moda di tutto l’anno. Le nostre belle accorrevano ansiosamente ad ammirarla, felicissime se aveano i mezzi di poterla ricopiare. Esse erano allora ben lontane dall’immaginare che verrebbe un tempo, in cui questa moda incostante cangierebbesi quasi ogni giorno, e diverrebbe la principale occupazione del sesso.
      L’accoppiamento di sì moltiplici, e sì varj oggetti in un medesimo luogo raccolti, eccitava ognor più negli artefìci una gara ardentissima di superarsi l’un l’altro, con che venivasi a guadagnar molto per l’incremento delle arti. Oltre di che l’immensa folla de’ forestieri, attiratavi parte dall’interesse, parte dalla curiosità, aggiungeva nuovi stimoli alla vanagloria della nazione che raddoppiava gli sforzi per farsi ognor più rinomata.
      Il recinto della Fiera, di cui facemmo cenno, non si deve confondere con quello che il Senato ordinò e fece eseguire l’anno 1776. Benchè questo pure fosse di legno, sorpassò di gran lunga l’altro per l’eleganza della costruzione, e pei fregi architettonici di cui lo abbellì il valoroso Architetto Macaruzzi. Era esso quadripartito, elittico di figura, e rigirato nell’interno da un largo porticato, sotto cui si aprivano i fondachi delle merci più pregiate, lasciandosi alle altre men nobili il far di sè mostra nel circuito esteriore.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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