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      Forse congiunto all’oggetto della pietà quello pur v’ebbe di fasto nazionale, volendosi con tal annua visita, non men che colla Festa dell’Ascensione, tener viva la memoria d’una mediazione, ch’ebbe riuscita molto felice, e che aggiunse onore al Veneto nome. Gli abitanti della città, quelli delle vicine provincie, ed anche non pochi de’ luoghi lontani accorrevano in folla alla partecipazione di questi spirituali favori, e con ciò si accrebbe lo spettacolo di questa Festa, ch’ebbe luogo sino all’anno 1796.
      In quest’occasione, particolarmente col progredire degli anni, venne il popolo a contemplare e ad ammirare i tanti monumenti del genio riuniti nel recinto della Carità. E architetti in fatti, e scultori, e pittori eransi presi una singolar cura in abbellirlo. Pare propriamente che il suo destino lo riserbasse in ogni tempo alla celebrità, malgrado ai danni apportati di quando in quando a que’ capi d’opera. Egli è certo che le pitture di Tiziano oggidì non hanno più la loro primitiva originalità; che il famoso chiostro di Palladio perdette in parte la sua natural eleganza, e che i mausolei dei due Dogi Barbarigo, e dell’altro Doge da Ponte sparirono. Ma a perdite così irreparabili successero in quello stesso luogo nuovi oggetti gratissimi, che ci colpiscono vivamente lo sguardo. Colà nell’anno 1807 venne stabilita l’Accademia delle belle arti. Fu ben saggio avviso lo scegliere per loro sede una fabbrica resa splendida dal valore dell’immortale Palladio, e rispettata insino dal fuoco, allorchè con sue fiamme divoratrici consunse le altre parti di quel convento.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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