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      Essi ragunansi ai piedi de’ lor benevoli provveditori, vanno beccando con sicurezza l’offerto grano, accettano da’ fanciulli, le cui malizie non temono, i bricciolini delle loro merende; passeggiano baldanzosi fra mezzo a noi, e se cedono il passo, il fanno in certa guisa per rispetto, non per timore.
      Oh quanto dolci e insieme tristi pensieri non risveglia questa scena nell’anima d’un Veneziano buon patriota! Per iscansare gli orrori della guerra e la barbarie dei conquistatori gli avoli nostri si cacciarono in queste lagune a trovarvi un sicuro ricovero: e per isfuggire del pari crudeli persecuzioni e morte, i padri di questi felici colombi si ripararono, ora sono molti secoli, dentro i tetti di fabbriche consacrate alla pietà e alla giustizia. Essi fondaronvi una popolazione, la cui libertà venne fin ora rispettata, e si conserverà lungo tempo, siccome io spero. Servirà essa quasi per immagine di quella che noi ereditammo dai nostri antenati, in tempi, ahimè! da questi troppo diversi. Se le insegne della Repubblica di Venezia rimasero estinte, voi, o amabili colombi, ne sarete i ravvivatori sotto una forma ancor più acconcia a risvegliare l’immagine de’ primi fondatori di Venezia, che non era lo stemma del leone alato, opportuno soltanto a rimembrare la sua forza e la sua generosità, allorch’essa fu giunta all’apice della potenza.
      Festa di Santo Stefano
      ossiaVISITA DEL DOGE A
      SAN GIORGIO MAGGIORE.
      Qualunque storia, che risalga a tempi assai rimoti, oltre al mancare di solidi documenti su cui appoggiarsi, viene talmente deformata dalle narrazioni popolari, che in essa mal puossi riconoscere la sincerità de’ fatti.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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