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      Il Doge Sebastiano Ziani, che vi aveva un palagio, alcune saline, de’ mulini, e un po’ di terreno, fece anch’egli di tutto ciò un dono a que’ medesimi religiosi. In oltre rifabbricò la chiesa, e mise a coltura il terreno all’intorno. Non era cosa nuova che i Dogi facessero tali doni agli ordini monastici, i quali sapevano ben conservarli e migliorarli; ed al caso di qualche pubblica urgenza, quasi per gratitudine, porgevano con offerte veramente spontanee importanti soccorsi allo Stato. Queste visite del Doge erano tante feste nazionali, poichè tutto il popolo vi accorreva con trasporto. Quella di cui imprendo parlare era una duplice visita, perchè una se ne faceva nella sera di Natale, l’altra nella mattina susseguente. Quella della sera divenne uno spettacolo così superbo, che il nostro celebre pittor Canaletto lo credette degno di figurare in una delle sue belle vedute, che venne poscia intagliata in rame, e che si può riscontrare anche oggidì. Essa era la sola visita in cui Sua Serenità comparisse pubblicamente di notte fuori del Ducale recinto. Essendo in quella stagione i giorni brevissimi, terminata la sacra funzione di Natale in chiesa a S. Marco, cominciava a farsi grande la notte. Allora il Doge montava ne’ suoi magnifici peatoni accompagnato da’ suoi consiglieri, dai capi delle quarantie, dai savj dell’una e l’altra mano, e dai quarant’uno che furono i suoi elettori. Veniva egli preceduto da certe barche co’ lumi, appositamente dal Governo destinate, e seguito da innumerabili barchette di ogni maniera, fornite anch’esse di fanali, che tutte insieme coprivano lo spazio che avvi fra S. Marco e l’Isola di S. Giorgio Maggiore.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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