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      Esse poi erano divenute insignificanti per essere in appresso li prelati della vecchia Aquileja, come pure l’intero Friuli, passato sotto il dominio della Repubblica. L’illustre Doge Andrea Gritti, che visse ornato del Ducal diadema nella prima metà del secolo XVI, ebbe il merito di riformare questa Festa, e a tale la ridusse, che appena appena serbò vestigie di ciò ch’era stata in origine. Si volle però conservar ai Fabbri l’antico decoroso privilegio di troncare essi soli il capo alla vittima carnascialesca: e di tal privilegio erano sì superbi, che prima di andar la mattina in piazza s’arrestavano alle porte de’ primarj patrizj loro protettori, quasi invitandoli col suono delle trombe a portarsi ad ammirarli. Anche nel resto si studiò di conservare a questa Festa il carattere popolare; e sotto colore di divertir li plebei, ebbesi la principal mira di esercitarli in tutti que’ giuochi, che valgono a sviluppare ed accrescere le loro forze e la loro destrezza; di eccitare l’emulazione mercè l’opposizione de’ partiti; di renderli in somma atti a tutte le operazioni sì marittime che terrestri, formandone uomini intrepidi, ardimentosi, gagliardi.
      Nella pittura di quest’antichissima Festa noi non vedemmo fin ora che un ignobile simbolo e bizzarro dell’ottenuta vittoria, un sacrificio ridicolo e spiacevole consacrato alla vendetta: qui la scena si cangia, ed apre uno spettacolo nazionale e veramente solenne. Qui tutto diventa interessante e grande non meno in quanto allo scopo, che in quanto agli effetti.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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