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      I nostri padri pertanto, scorti prima dall’istinto dell’uomo ancor barbaro, indi rischiarati dal genio delle scienze ormai fatte adulte, seppero rivolgere a profitto della patria le passioni tutte, l’industria e le forze del popolo, col presentargli continui motivi di gloria, di superiorità, d’interesse. Per questa via seppero cangiar la gelosia e la rivalità delle due fazioni plebee in quella nobile emulazione e in quell’entusiasmo, che si alimenta della cosa pubblica, della prosperità comune, o della grandezza dello Stato. Fu da tali giuochi, e da tali combattimenti, sì analoghi ad un popolo libero e indipendente, che scaturirono tutti que’ mezzi efficaci, pe’ quali Venezia nel corso di tanti secoli ottenne quella superiorità che sì la distinse fra tutte le altre nazioni di Europa. Ed infatti non si serve mai bene la patria, se non si chiude in seno un’anima forte e generosa in un corpo robusto e consumato nella fatica. A questo fine mirarono tutte le Repubbliche più celebri, e posero tutte in opera gli stessi mezzi. Vogliamo noi convincerci di ciò senza rimontare ai Greci ed ai Romani? Leggansi le storie delle piccole Repubbliche di Firenze, di Siena, di Pisa e di Bologna, e si troverà, che tutte a certi tempi avevano le stesse feste, gli stessi giuochi, gli stessi esercizj e spettacoli, diretti a mantenere lo spirito di libertà e l’amor della patria, requisiti necessarj, perchè una Repubblica possa consolidare la sua esistenza e perpetuarla.
      Condotti adunque da sì sublime principio di comune utile, noi abbiamo sfiorati e con gelosia serbati tutti i preziosi avanzi degli antichi usi di Grecia e d’Italia.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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