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      In fatti l’amministrazione di questa non ha di mira che il risparmio del tesoro pubblico, il danaro contante, gli oggetti presenti e visibili. Quella della marina al contrario spinge più in là le sue mire, ed invigila al futuro incremento de’ boschi, mercè delle nuove piantagioni e delle semine. Quindi è, che nè anche la caustica penna del signor Forfait potè astenersi dal confessare, che «i boschi de’ Veneziani sono i più belli di quanti mai si possono vedere altrove, aggiungendo, che la vera cagione di ciò è, perchè la legislazione che li riguarda, essendo conforme alla giusta politica ed alla sana ragione, e fondata sopra una saggia combinazione d’interessi, dovea necessariamente avere, com’ebbe di fatto, i più felici risultamenti.» Tra noi egli è certo, che non si voleva gruppo di alberi negletto, non pezzo di terreno ozioso. Si volevano instrutti gli alunni intorno al tempo di recidere il legname, intorno al modo di acconciarlo e di separarlo a norma de’ differenti usi; si voleva infine che ognuno fosse buon conoscitore di tutti gli stati, pe’ quali passa un albero dal momento in cui si consegna tenerello alla terra, sino a quello in cui assoggettasi al tormento dell’ascia e de’ martelli. Sommi rigori si praticavano nella scelta degl’inspettori de’ boschi. La loro nomina era appoggiata alle Accademie agrarie dello Stato, e la elezione spettava al Senato congiunto al reggimento dell’Arsenale. Ma per meritare tal posto non bastava molta estensione di lumi; ci volevano benemerenza di servigi, e soprattutto testimonianza d’incolpabile condotta; giacchè l’immoralità, là dove s’insinua, guasta ed avvelena il germe di tutte le ottime instituzioni.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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