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      Questa proposizione offriva tutte le apparenze di un vantaggio reciproco; nondimeno insorsero alcune difficoltà, che a quei tempi erano d’un gran peso. Una bolla del Papa formalmente portava la scomunica a tutti quelli che prendessero l’armi contro un principe cristiano, qual ch’egli si fosse. Il Dandolo, da uomo del più gran senno, combattè con forza e distrusse gli scrupoli de’ Crociati, facendo conoscere che allora trattavasi di ricuperare i possessi proprj, e di ricondurre all’obbedienza sudditi ribelli; al che il Papa non avea diritto di opporsi. Egli infine seppe condurre gli spiriti deboli al termine a cui voleva, cioè all’intera esecuzione de’ suoi disegni. L’assedio di Zara fu deciso, e poco passò ch’essa fu costretta ad arrendersi.
      Tale conquista non fu per il Dandolo che il principio di altre più importanti e più utili. In tale speranza propose egli di svernare in Dalmazia, sotto pretesto di aver così il tempo neccessario per meglio apparecchiarsi alla conquista dei luogi sacri. Si trovò giusta la proposizione, perchè nessuno penetrò le di lui vere intenzioni; ma egli era ben sicuro di ricever presto nuove del giovine Alessio. Questo principe, contando assai sull’equità e sull’umanità del Papa, erasi a lui rivolto per ottenere soccorso, ma non ne aveva avuto che semplici parole di consolazione. In appresso come seppe l’arrivo in Venezia dei Crociati, quivi recossi sperando di meglio riuscire presso di loro; ma que’ principi, unicamente intenti alla spedizione di Terra Santa, lo consigliarono a portarsi dall’imperatore Filippo, che avea per moglie Irene sua sorella.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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