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      Ma il partito contrario più ostinato ne’ suoi torti, si manifestò di una opinione affatto diversa; disse, che se l’isola dovesse divenire soggetta, doveasi preferire di sottommetterla a qualsisia altra potenza, fuorchè a quella de’ Veneziani, i quali sotto sembianza di una finta umanità, cercherebbero d’ingannare la buona fede dei più creduli, per poi perderli tutti. Il sedizioso consiglio prevalse; quello della prudenza venne rigettato; e dopo di avere bilanciati tutti gl’interessi dei principi, si risolse di offerire alla Repubblica di Genova la sommissione volontaria di tutta l’isola. Marco Gradenigo, udita la proposizione, cercò di frastornarla; ma il di lui troppo tardo zelo non fece che affrettargli la morte. Egli fu trucidato sul fatto, e poco mancò che non corressero egual sorte quegli altri tutti, che si trovavano di simile avviso. Niuno osò più dir parola. I sediziosi seppero prevalersi della confusione e del silenzio inspirato dallo spavento per disporre del destino generale. Fecero in sul momento partire una galera con due deputati per eseguire il disegno di sottomettersi ai Genovesi; ma questi già prevenuti dai Veneziani, rifiutarono l’obblazione, e rimandarono a casa gli ambasciatori senz’aver nulla ottenuto.
      Grande fu in Candia lo sconforto per questa vicenda; pure fu un nulla in paragone dello spavento cagionato alla vista di una numerosa flotta Veneziana, che venne ad ancorarsi nel porto della Fraschia. Seimila uomini di truppa di terra fecero lo sbarco senza trovarvi la menoma opposizione.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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