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      Lucchesino dal Verme cominciò dallo stabilire il suo campo su i lidi del mare. Mentre egli era inteso a ritirare dai vascelli le munizioni necessarie e a formare i suoi magazzini, cento de’ suoi soldati uscirono dal campo per andar a saccheggiare nel vicinato. Vennero essi incontrati da un grosso distaccamento di ribelli, che li uccisero tutti sino all’ultimo. Per dimostrare poi l’odio che portavano ai loro antichi padroni, ne maltrattarono i cadaveri, li mutilarono e li dispersero per le campagne. Tanta barbarie accese vieppiù i soldati Veneti, ed inspirò loro la risoluzione di non dar più nessun quartiere al nemico. Questo incoraggiato dalla buona riuscita del primo incontro, prese animo, ed osò sfidar i Veneziani in campo aperto. Lucchesino lasciollo avvicinare; ma quando lo vide a portata di freccia, diede il segnale dell’attacco. Le brigate piombarono su i ribelli, posero in disordine le loro file; nulla potè resistere a quell’ardor di vendetta, che li animava. La disfatta de’ Candiotti fu compiuta. Alcuni soldati compresi di spavento si salvarono sulle montagne; il maggior numero perì colle armi alla mano. L’armata vittoriosa giunse alle porte della città; superò i borghi, li saccheggiò, ed incendiò le case. In quel momento stesso la flotta entrò nella rada di Candia. Gli abitanti costernati da un avvenimento, che non lasciava loro più veruna speranza, e vedendo la città sul punto d’esser presa d’assalto, inviarono un oratore al Comandante della flotta per implorare clemenza.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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