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      Sta sano.
      Ai dieci del mese di agosto.
      Festa di S. Gio. Battista decollato.
      Ne’ primi secoli della Repubblica di Venezia, i Genovesi più di ogni altro popolo erano rimasti maravigliati dell’influenza, che ha un saggio governo sopra la prosperità dell’intero Stato. Osservavano che la libertà di cui godeva Venezia avea fatto fiorire il commercio e la navigazione; che le sue flotte coprivano i mari dell’Italia e della Grecia, e penetrando nella Propontide, nella Siria e nell’Egitto, tenevano, per così dire, congiunte le tre parti dell’Emisfero a profitto della nazione, che l’abbondanza figlia della prosperità aggiungeva non solo abbagliante splendore alla città, ma novella forza allo Stato; ch’essa aveva accresciute le armate di terra in proporzione colle marittime, e che in tal modo era giunta a fare gloriose conquiste. Tutto ciò formava l’ammirazione di un popolo, che sentiva in sè i germi del valore, ond’è che s’infiammò tutto d’una magnanima emulazione. Genova che dopo la caduta dell’impero Romano era stata perpetuo ludibrio de’ barbari e de’ tiranni, già prende la ferma risoluzione di spezzar le catene, e di scacciare i feudatarj, che quai sovrani l’opprimevano. Ad esempio di Venezia creossi un Doge, stabilì un Senato, formò una marina, e seguì fedelmente l’esempio degl’illustri suoi vicini. Sin qui non è che da lodare un’impresa, la quale da qualunque lato si guardi, fa onore ad una nazione. Ma non molto dopo ecco la gelosia, la rivalità, l’invidia sottentrare a quella nobile passione, che fin allora l’aveva animata.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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