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      E certo una nazione che si ricorda e sa di avere molte volte vinto, non si lascia avvilire, se sopraggiunge qualche sventura, e trova quel coraggio che basta a salvare lo Stato dagli ultimi disastri. Della qual verità ce ne offerse più di un luminoso esempio la Repubblica nostra.
      Festa della Domenica
      DOPO IL GIORNODELL’ASCENSIONE.
      In uno fra tanti combattimenti co’ nostri più accaniti nemici, vo’ dire co’ Genovesi, dicesi essere questi penetrati sino all’isola di Malamocco. Colà non trovarono che una vecchietta; gli altri abitanti erano fuggiti. Vennero dunque a lei, e incominciarono ad interrogarla. Essa fece destramente le viste d’imbrogliarsi nel rispondere; ma pure scappò a dire, che gli condurrebbe in un’isola di là non lungi, chiamata Poveglia, ove si trovavano tutti i suoi fratelli, e ch’essi potrebbero soddisfar in tutto alle loro bisogne. Si persuasero ad andarvi. Que’ fedeli Isolani, d’accordo cogli altri abitanti, fecero loro credere che per la conquista delle altre isole, mal erano adattati i loro vascelli, e che occorrevano delle zattere appositamente fatte per queste paludi, e si offrirono essi medesimi di comporle. I Genovesi ne furono contenti. Si costrussero le zattere in modo da poterle scommettere prontamente, ed intanto uno de’ Povegliesi smucciò a Venezia a nuoto, avvertì il Governo del progetto, e chiese l’assenso. La risposta fu, che piaceva il loro zelo, che si sarebbero subito armati alcuni legni per andare incontro al nemico, ma insieme si ordinò sotto le più severe pene, che qualora egli chiedesse la pace, non si tentasse cosa alcuna contra esso, e si lasciasse partire tranquillamente.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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