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      Giunse dunque il dì destinato all’assalto. Gli assalitori si presentano divisi in tanti squadroni, quante erano le città a cui appartenevano. Ogni squadrone aveva alla testa il più illustre e più distinto personaggio, che recava lo stendardo della sua patria. Appena lo squadron Veneto comparve, che gli occhi di tutti quelli ch’erano intervenuti come spettatori alla Festa, rimasero abbagliati dalla magnificenza delle vesti e dalla pompa delle armi rilucenti, che vincevano di molto quelle degli altrì. Ciò non deve far stupire, atteso che i Veneziani erano superiori agli altri in commereio e per conseguenza in ricchezza; ed oltre a ciò essi avevano di fresco conquistato Costantinopoli, e portato seco loro il ricco bottino di quell’insigne metropoli. Dicesi anzi, che il capo dello squadrone vi comparisse cinto il capo d’una corona imperiale riportata testè da Bisanzio, la quale custodivasi nel tesoro di S. Marco, e che per poterla ottenere gli convenisse depositare una rilevante somma, tanto essa era ricca per oro e per gioje. Le Dame si lasciarono tosto vedere sui merli. Quelle di primo rango portavano in capo una corona d’oro sparsa di diamanti. Erano i loro vestiti ricchi d’oro o d’argento, forniti di perle e di gemme. Quelle di seconda classe, benchè meno ricche, facevansi ammirare per la molta eleganza e leggiadrìa. Congiunte queste con quelle formavano un battaglione formidabile, e mostravansi risolute di difendere, quali nuove Amazzoni, l’amoroso castello. Una musica militare mista a gridi festosi, ch’escono da tutti gli spettatori, precede l’azione.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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