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      Le squadre già marciano alla volta del castello; ciascuna si sforza a gara di arrivarvi la prima per poter scalare le mura, e guadagnare le torri. Gli assalitori e gli assediati lanciano nuvole di dardi, i quali anzichè essere nocivi, riescono piacevolissimi. Il combattimento sembra ostinato senza essere sanguinoso, e le acclamazioni continue manifestano la soddisfazione generale. Si chiamano per nome le Dame più belle, che si sa essere colà entro; si canta con grazia, e per quanto la distanza il concede, non si lascia intentata ogni via di seduzione. Finalmente ecco il fortunato squadron Veneto che si avanza più sotto degli altri, e quelle amabili signore già si mostrano disposte a cedere il castello. Lungi da noi l’oltraggiosa idea di credere a talun maligno cronista, il quale osò dire, che i Veneziani vi gettarono una pioggia di monete d’oro, e che le Dame non potendo resistere allo splendore di tal batterìa diedero segno di arrendersi. La grazia, la bellezza, la maestà, l’eloquenza furono in ogni tempo le armi più valide e più opportune per sedurre i nobili cuori. E chi avrebbe potuto disputare a’ Veneziani la preminenza? La forma stessa del Governo non poco contribuiva a conceder loro questi vantaggi. I continui esercizj ginnastici infondevano ne’ corpi una maschia bellezza; il nuoto e la scherma davano a’ muscoli quella pieghevolezza, senza cui manca la grazia; la nobiltà ereditaria inspirava un carattere sublime, e una certa aria di gravità; e in quanto all’arte di persuader colla parola, chi non sa esser questo un dono che appartiene esclusivamente alle Repubbliche, ove tutte le leggi sono discusse da molti, e non partono altrimenti dal volere arbitrario di un solo?


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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