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      Vedilo: ei ride di cuore al par di quegli strepitanti convitati, e le due candele che ardono ai due capi del suo legno entro i palloni, opera della sua industria, lo soddisfano egualmente, che la magnifica illuminazione atta ad offuscare lo splendor della luna, e rischiarante nel suo passaggio tutte le rive.
      A centinaja le leggiere gondolette seguono le barche maggiori; esse godono dello spettacolo ed insieme il ravvivano, e tutto questo miscuglio di legni d’ogni specie forma una confusione che, anzichè metter timore, riesce molto grata e piacevole a vedersi. Qui non ha luogo nè la vanità, nè la gara, perchè niuno aspira alla precedenza; la Festa è per tutti, nè alcuno ha il diritto di sopraffare gli altri per passar egli solo, ritardando l’altrui cammino, sospendendolo o facendolo torcere altrove.
      Vedonsi fermi presso le rive mille battelli, anch’essi con eleganza forniti e illuminati, dove i vivandieri stanno somministrando i cibi; qualcuno ha pur anco la sua musica. Sopra le mentovate rive, che diconsi Zattere, le botteghe di caffè e le bettole sono piene zeppe di gente. Fuori delle loro porte stanno apparecchiate delle tavole; tutto è illuminato, sì che par giorno.
      Ciò poi ch’è sommamente bizzarro, e in vivo modo palesa la semplicità del popolo, son le cucine ambulanti, e stranamente piantate qua e là per le vie. Un uomo schiera sul suolo i suoi corbacci di sogliole preparate per cuocersi. Sopra due pietre posa due fasci di legno incrociati, e un po’ di carbone acceso: versa alquante stille di olio entro una padella, e con grida e strilli insoliti invita chi passa ad approfittarsi di quell’apparecchio, che col fumo e coll’odore provoca l’appetito.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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