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      Deliberò dunque di spedire ne’ mari di Costantinopoli Belletto Giustiniani con trentasette vascelli per farsi giustizia da sè; ed il Giustiniani se la fece per modo; ch’essendosi impadronito di un gran numero di vascelli, e posto a ferro e fuoco un vasto tratto di paese soggetto all’impero, ridusse Andronico alla necessità d’implorar la pace per poter almeno sostenere la corona minacciata da’ suoi proprj sudditi. Il Giustiniani, ottenuto quanto dimandava, e più ancora, sottoscrisse la pace tanto desiderata da Andronico. Il nostro eroe ritornò a Venezia recando seco quindicimila prigionieri, gran copia di sontuose spoglie, e tutta la somma del denaro, che l’imperatore aveva sino allora ricusata. La gioja de’ Veneziani si manifestò nel modo più vivace; e il Doge vide colla maggior soddisfazione, ch’egli non erasi ingannato nella sua aspettativa.
      A questo felice avvenimento seguì il trionfo sopra i Padovani, di cui abbiamo altrove parlato. Ma i giorni di felicità pel Doge Pietro Gradenigo erano passati, ed egli si trovò imbrogliato in una guerra a doppie armi; le spirituali e le temporali. Eccone la cagione.
      Tra i cittadini ambiziosi d’Italia, che nel decimoterzo secolo, postergando l’indipendenza e la felicità delle loro patrie, s’erano dichiarati i padroni e sovrani di esse, vi furono pure gli Estensi. Questi si erano impadroniti anche di Ferrara, ma in sul principio per poter assicurarsi meglio della loro preda, misero la Città sotto la protezione del Pontefice, a cui essa aveva già appartenuto, e la governarono in lor nome, facendosi chiamare i Vicarj perpetui del Papa.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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