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      Cominciossi da prima a trattare sul porre rimedio ai mali dello Stato; giacchè è sempre sotto questo pretesto che si tramano le congiure. Marco Quirini fece una rapida esposizione della sventurata situazione di Venezia dall’epoca dell’assunzione alla Sede Ducale del Gradenigo, e provò che non era possibile di salvar la Patria, se non che togliendo di vita quell’ambizioso principe insieme co’ suoi partigiani. Jacopo fratello dell’Oratore, presso cui tenevansi le combricole, essendo uomo di spirito saggio e moderato trovò troppa esagerazione d’idee, e cercò di allontanare le decisioni violente; ma il Tiepolo lo interruppe, comprovando la necessità di tali misure, e prese sopra di sè l’incarico di provocare lo sdegno generale contro il Doge. Gli riuscì in fatti di far entrar nel complotto un numero grande di persone di ogni classe; le raccolse tutte, e cominciò dall’accusar il Doge come cagione della mala riuscita nell’ultima guerra contro i Genovesi, e ciò ch’era ancor peggio, e più umiliante, in quella recente col Papa. Pinse con colori assai vivi le crudeli e terribili conseguenze, che derivarono dall’anatema Papale, per cui un grandissimo numero di Veneziani furono non solo rovinati nelle fortune, ma persin trucidati. Alcuni ridotti in ischiavitù vennero venduti come oggetto di commercio, e costretti a soffrire ogni genere di umiliazione e di tormenti. Fece vedere essere divenuta Venezia più isolata da quest’anatema, che per la propria posizione; essere quasi un lido appestato in mezzo al mare, dal quale nessuno scioglie, ed al quale niuna vela amica osa approdare.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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