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      Fece accorrere dall’Arsenale molti operaj. Indi assicurò l’Assemblea, che qualora si agisse prontamente, e si conservasse un perfetto accordo fra tutti, non eravi niente a disperare della cosa pubblica. In questa maniera sotto l’apparenza della tranquillità generale, e nel pacifico silenzio delle tenebre notturne, sì dall’una parte che dall’altra prendevasi tutte le disposizioni per dar principio ad un’azione, in cui Venezia dovea battersi contro Venezia stessa, ed il sangue de’ cittadini sgorgar sotto il ferro de’ loro concittadini.
      Appena il giorno apparve che sollevossi un fiero temporale. Il fragore delle folgori, ed il muggito del mare in burrasca diedero il segnale della scena crudele e sanguinosa ch’era per aprirsi. Ma questo fenomeno del cielo arrestò in qualche modo il primo empito de’ congiurati; pure considerando il Tiepolo essere impossibile, che un concorso sì grande, per cui erasi già dovuto svegliare la notte gran parte della città, non fosse arrivato a cognizione del Doge, non bilanciò più; raccolse egli tutte le sue truppe, e quando furono tutte unite, ordinò di atterrare le porte delle prigioni di Rialto, e trarne i delinquenti. Con questi aumentò la sua armata. Indi permise di impadronirsi di tutti i depositi de’ grani, delle casse del danaro pubblico e di distribuirselo fra di loro. Una tal permissione fu ad essi data non solo per soddisfar la sete del bottino, ch’è sempre il principal agente nelle sollevazioni popolari, ma anche per guadagnar tempo, onde così il Badoer giunger potesse da Padova col suo rinforzo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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