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      Parea che l’opinione del Doge non dovesse incontrare obbietti; poichè potendosi soggiogare un nemico senz’armi, è folle chi nol fa. Nondimeno un Senatore si alzò dal seggio, e montò la Tribuna per esporre un’opinione da quella affatto diversa. Cominciò egli pure dall’esaminare il momento della nascita di questa Repubblica, allorchè le barbare nazioni del Settentrione vennero ad immergere nella schiavitù la sciagurata Italia, e ve la ritennero per lunghissimo corso di anni. Che se le armi possentissime dell’Impero Romano nol poterono difendere dal furore straniero, che cosa mai far poteva allora una nascente repubblica, senza forza e senza mezzi di nulla intraprendere? Non fu dunque per principj, ma per sola necessità, ch’essa dovette conservarsi tranquilla, e non pensare ad altro che a’ suoi negozj. Ed allora quando fu tanto felice di mettere in fuga prima i Francesi, poscia gli Unni, penetrati entrambi sino nelle nostre lagune, non sarebbe forse stata una grande imprudenza, ed anzi una vera pazzia, di osar d’inseguire quelle due formidabili nazioni, essa ch’era ancor debolissima? E allora quando Carlo Magno ebbe discacciato dall’Italia questi così detti Barbari, e la ebbe sottomessa agl’Imperatori d’Occidente, come mai la Repubblica di Venezia avrebbe potuto opporre le sue armi a quelle de’ Francesi e de’ Tedeschi insieme uniti? Sin allora dunque essa non poteva mai pensare alla Terra-ferma, e ad estendere i suoi possessi sul Continente. Ma quando col tempo tutte le circostanze furono cambiate, quando gl’Imperatori ed i Papi non seppero più difendere i loro Stati; quando le Provincie della Lombardia cangiarono l’amore dell’indipendenza e della libertà in quello della vendetta e delle discordie civili; allorchè alcuni uomini intraprendenti cominciarono ad usurpare l’autorità, senza però che nessun di loro sia stato capace di farsi sovrano dell’Italia, e nemmeno della Lombardia, se allora la repubblica di Venezia, divenuta grande e potente in forza ed in credito, avesse preso vigorosamente le armi in mano contro questi deboli tiranni, non v’ha dubbio che non li avesse vinti facilmente.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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