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      Gli alleati conoscendo che un tal nemico non potrebbe lungamente resistere al peso di una lunga guerra, non vollero esporre al rischio di una battaglia una riuscita sicura, e per ciò si ritirarono a poco a poco, cagionando su tutti i territorj grandissima rovina. Mastino scioccamente interpretò questa saggia circospezione per una prova di timidezza, e se ne gloriò come di una ottenuta vittoria. Pensava d’inseguire il nemico, quando venne arrestato nella sua marcia dalla nuova, che Lucchino Visconti aveva cominciato l’assedio di Brescia. Vi accorse tosto per cercar di liberare quella città.
      Marsilio di Carrara, che non aspettava che qualche occasione favorevole per l’esecuzione del suo disegno di dar Padova in potere dei Veneziani, credette esser giunto il momento opportuno. Col mezzo de’ suoi Mandatarj concertò ogni cosa col Rossi, il quale immediatamente entrò nella città colla sua truppa senza trovarvi la menoma opposizione. Gli abitanti che videro in sicurezza le lor proprietà e la vita, andarono giulivi ad incontrare i loro liberatori. Si radunò il popolo, ed il general Rossi a nome della Repubblica di Venezia ordinò di riconoscere Marsilio di Carrara come il vero Signor di Padova. Il popolo vi applaudì con trasporto. I soldati Tedeschi furono licenziati sulla loro parola; gli altri vennero custoditi gelosamente. Furono mandati prigionieri a Venezia il rettore di Padova, ed il comandante Alberto dalla Scala.
      Mastino si disperò, udendo la perdita di Padova, e la prigionia di suo fratello, vedendo così accresciute le difficoltà di una disposizione per la pace.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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