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      Questi approfitò del loro ardore per condurli subito alla conquista di Vicenza; e mediante un’intelligenza con alcuni cittadini, nottetempo s’impadronì de’ borghi. Le speranze di Mastino caddero allora a terra. La maggior parte de’ suoi Stati erano già in possesso del nemico, il resto trovavasi in grave pericolo. Ciò che metteva il colmo alla sua disperazione, era il vedersi tradito non solo da’ sudditi e confidenti, ma fin anche da’ propri congiunti. Convocò egli un’assemblea di consiglieri, e de’ principali comandanti, i quali tutti opinarono per la pace, e particolarmente colla Repubblica di Venezia, che per la forza e per la vicinanza poteva più nuocere. Oltrechè essendo essa alla testa della Lega, ne veniva di conseguenza, che la pace con essa avrebbe sciolta la Confederazione. Mastino privo di risorse accettò il consiglio, e chiese pace alla Repubblica. Questa, che prevedeva nella rovina degli Scaglieri il temuto ingrandimento de’ Visconti di Milano, non fu sorda alla dimanda. Le condizioni però non potevano non essere gravose al nemico; poich’essa dovea soddisfare agli alleati, e compensar sè medesima dalle spese della guerra. In questo trattato non meno, che nella guerra essa fece la principal figura. I Confederati, che avevano da prima ricevuti i di lei ordini, allora divennero come i suoi protetti. Propose essa dunque gli articoli seguenti. Feltre, Belluno, Ceneda co’ loro rispettivi territorj apparterrebbero a Carlo figlio di Giovanni re di Boemia, che n’era stato prima in possesso.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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