Pagina (352/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Costui ed Isarello furono posti alla tortura appena giunti al palazzo. Essi tutto confessarono, e sul fatto vennero impiccati a quella finestra stessa, donde il Doge era stato ad osservar le feste del Giovedì Grasso. Negli altri arrestati non si scoprirono certe colpe, e subito ebbero la libertà. Ma otto o nove tra i congiurati, che dal governator di Chioggia vennero colà presi, e a Venezia spediti, furono anch’essi sospesi alle finestre del palazzo senza guardar punto che fossero artefici eccellenti.
      Convenne alfine venire al reo principale. Tutte le deposizioni si uniformavano a danno del Doge. Era vero bensì che la congiura non era stata immaginata da lui: altri prima l’aveano ordita, e formato n’era il piano; ma è altresì certo ch’era stata intrapresa col suo consenso, sostenuta col suo appoggio, inoltrata col suo incoraggiamento. Restava solo a decidere qual partito doveasi prendere intorno a lui. Se la sua dignità esigeva molto rispetto, il suo delitto escludeva ogni riguardo. Mai più era caduta sotto il giudizio causa sì strana. Fu deciso finalmente, che quantunque il Doge fosse capo dello Stato, pure non era in sostanza che la prima figura della Repubblica, e che per ciò doveva al pari di ogni altro cittadino andar soggetto ai rigori della legge, posto ch’erasi fatto reo di tradimento verso la patria. Pure un giudizio di tal natura esigeva una somma prudenza, non men che una pari solennità. Fu dunque stabilito di procedere con tutta la maturità necessaria onde renderlo tale, che la posterità non lo accusasse d’ingiusto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Isarello Doge Giovedì Grasso Chioggia Venezia Doge Doge Stato Repubblica